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La trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.
Le nuove policy di Google, decise in maniera unilaterale e in vigore dal primo di marzo, rendono sempre meno possibile rimanere anonimi (www.google.com/policy). Nelle intenzioni di Mountain View, infatti, c'è la volontà di combinare le informazioni presenti in tutti i servizi offerti, iniziando da Gmail. Quando gli utenti in possesso di un account Google eseguono ricerche on-line, l'azienda utilizza ora i dati presenti nei servizi integrati (Gmail, YouTube ecc.) per adeguare i risultati in funzione di gusti e preferenze. Questa mossa è sicuramente frutto della forte concorrenza tra Mountain View e Facebook per il predominio nel trattamento dei dati personali degli internauti. Il social network di Mark Zuckerberg, infatti, ne ha accumulato una quantità senza precedenti, grazie agli oltre 800 milioni di iscritti, e tali informazioni sono molto ambite dagli inserzionisti pubblicitari. Tradizionalmente, Google non ha raccolto la stessa quantità di dati personali sui propri utenti, mantenendo riservati gran parte di questi. Da quando Facebook ha annunciato la sua quotazione in borsa, prevista per questa primavera, Google ha amplificato la concorrenza. Quali e come cambiano le regole? Sul sito ufficiale di Google si legge: Sia che si legga un'e-mail per organizzare un evento tra amici o che si condivida un video, vogliamo dare all'utente la possibilità di muoversi con facilità tra Gmail, Calendario, Ricerca, YouTube e qualsiasi altro prodotto che risponda alle sue esigenze. Nella fattispecie, le nostre attività sui vari servizi offerti da Google vengono ora memorizzate in un unico archivio: Grazie alla nuova gestione degli account Google, possiamo migliorare l'esperienza di navigazione dell'utente, ad esempio suggerendogli i termini di ricerca o personalizzando i risultati in base agli interessi che ha manifestato su Google Plus, Gmail e YouTube. L'idea di fondo, dunque, è di comprendere meglio che cosa l'utente cerca, restituendogli rapidamente i risultati più consoni alle proprie esigenze. Cosa c'è nel calderone? Le nuove policy per creare un'esperienza d'uso che sia meravigliosamente semplice e intuitiva per tutti i servizi Google riguarderanno le attività di Docs, YouTube e Gmail. Una spremitura che ha trovato il favore del Commissario Europeo Viviane Reding: quello di Google sarebbe un passo "nella giusta direzione" per aggiornare la tutela della privacy al nuovo stato dell'arte sul Web. L'opinione non è condivisa dalle autorità di Francia e Irlanda, che intendono avviare un'inchiesta sui nuovi documenti annunciati da Google. La Commission Nationale de l'Informatique et des Libertés (CNIL) mira a comprendere come verranno trattati i dati degli utenti, in particolare quali tipologie di informazioni saranno trasferite verso quali soggetti terzi. Per Google Books, Wallet e Chrome, invece, resteranno valide, per questioni legali, le policy addizionali in materia di privacy, che non impedirebbero però, secondo alcuni osservatori, l'integrazione dei dati con quelli rastrellati mediante gli altri servizi. E la nostra privacy? La policy unificata per i servizi di Google ha generato una pioggia di critiche, a cui BigG ha risposto con un secco comunicato: Stiamo eliminando oltre 60 diverse norme sulla privacy in tutti i servizi Google per sostituirle con una normativa unica, più breve e di più facile comprensione. Questo il manifesto di Mountain View per la spremitura dei lunghi e pedanti documenti che investono la privacy di milioni di utenti. Lo sforzo di Google di sintetizzare in un unico documento le policy per la privacy degli utenti piacerà di sicuro alla Federal Trade Commission statunitense (www.ftc.gov), da sempre ostile ai documenti lunghi e complessi. Piaceranno meno agli attivisti di EPIC (Electronic Privacy Information Center, http://epic.org), che hanno manifestato le proprie perplessità per le nuove regole, sottolineando come possano condurre ad ulteriori erosioni nella già debole tutela degli utenti. Il senatore democratico Edward Markey è stato categorico: gli utenti di BigG devono assolutamente avere il diritto di controllare il livello di condivisione delle proprie informazioni personali. Occorre quindi stabilire con chiarezza quali tipologie di dati possano essere rastrellate. Staremo a vedere quali sviluppi avrà tutta la faccenda nei prossimi mesi. Segnala ad un amico |
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