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La trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.
Gli agenti della Guardia di Finanza hanno tenuto sotto controllo per mesi le principali reti del peer-to-peer. Grazie a questo monitoraggio, è stato possibile verificare la presenza di file con nomi o codici hash sospetti, sui computer di decine di utenti della rete. Alcuni degli utenti che avevano in share notevoli quantità di dati e programmi, scelti non si sa bene per quale criterio, o magari rigorosamente a caso, sono stati poi identificati partendo dal loro indirizzo IP. La fase successiva è stata caratterizzata dalle perquisizioni eseguite in 12 diverse regioni italiane, le quali hanno fatto riscontrare l'effettiva presenza di materiale condiviso in rete senza autorizzazione, naturalmente ottenuto in maniera illegale. In totale, si contano circa 40 scambisti individuati, a cui è stato contestato l'illecito, e che probabilmente se la caveranno, almeno per adesso, con una sanzione amministrativa da corrispondere in denaro. In qualche caso gli agenti si sono imbattuti in PC contenenti materiale pedo-pornografico, cosa che configura un grave reato e che ha portato ad alcune denunce penali, tra le quali una diretta nei confronti di un pediatra romano. A distanza di pochi giorni dall'operazione di livello internazionale contro lo scambio illegale e il P2P tout-court, ancora un'iniziativa che sa tanto di fumo, polverone, azione dimostrativa. Ancora, ci si ostina a voler reprimere ed educare, senza avere la minima consapevolezza della portata del Peer-to-Peer e dello sharing come tecnologia e filosofia di condivisione e di fruizione di contenuti. Ancora ci si ostina a voler combattere con le armi di una legalità inadeguata ciò che deve evidentemente essere trattato e considerato con nuovi strumenti e approcci. Perché i casi sono due: o per la legge siamo tutti pirati, se scarichiamo un MP3 su Ares, o la legge cambia, e si adegua, e si trovano nuove strade per foraggiare i creatori di contenuti... È facile immaginare come i principali fautori di tutto questo gran legiferare e denunciare, i distributori e le loro agguerrite associazioni di categoria, siano destinati a collassare sul loro anacronistico peso, se non avranno il coraggio o la capacità di cambiare e di adeguarsi al nuovo... Segnala ad un amico |
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