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Vista e IE 7? Non li vuole nessuno. Windows? È al collasso

15/04/2008
- A cura di
Archivio - Nubi sempre più fosche nell'orizzonte di Microsoft, che si ritrova a dover fronteggiare la cattiva accoglienza delle ultime versioni dei suoi prodotti da parte di mercato, aziende e utenti. E c'è chi avverte Ballmer e soci di impegnarsi per un cambiamento radicale: potrebbe davvero essere l'ultima spiaggia prima della fine.

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Windows Vista, il sistema operativo che nemmeno ai piani alti di Redmond considerano particolarmente ben riuscito, è ancora al centro dell'attenzione di analisti di mercato e commentatori, tutti concordi nel dipingere un quadro dai contorni preoccupanti per il futuro della società informatica più importante degli ultimi decenni. Assieme a Vista ci si mette anche la magra performance di Internet Explorer, ovvero il "cavallo di battaglia" usato dalla società negli anni per conquistare gli utenti e le rispettive esperienze di rete.

Le ultime versioni distribuite da Microsoft del "sistema operativo" per eccellenza e del browser standard per l'accesso al web, Windows Vista e Internet Explorer 7 appunto, non sono state in grado di sostituire i rispettivi predecessori, XP e IE 6, soprattutto nell'ambito che più sta a cuore alla società ovvero il settore corporate. Lo rivela una indagine marcata Forrester Research, che ha preso in considerazione le strategie di deployment ICT di 50.000 utenti aziendali nel corso di tutto il 2007.

Sia IE 6 che XP, dice l'indagine, resistono strenuamente sui sistemi informatici delle società interpellate. Dal gennaio 2007 fino alla fine dell'anno, il rapporto di utilizzo tra IE 6 e IE 7 è passato da 90 a 10 a 70 a 30: considerando che Microsoft ha da tempo spinto l'installazione della versione più recente del browser con download obbligatori da Windows Update, il basso grado di switch segnala l'evidente mancanza di intenzione da parte della stragrande maggioranza dell'utenza business di adottare in tempi rapidi il nuovo navigatore di Redmond.

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Alla base di questa apparente apatia c'è la perdurante mancanza di compatibilità delle applicazioni corporate con IE 7, dice Reedwan Iqbal di Forrester, e la distribuzione di una prima, acerba versione di Internet Explorer 8 non ha fatto altro che ridurre ulteriormente la già poca voglia di aggiornare il browser. "IE 7 è stato un lavoro un po' rabberciato da parte di Microsoft - sentenzia Iqbal - Ha provato a rincorrere quello che (Microsoft) vedeva fare a Mozilla, ma hanno affrettato le cose. Ha le schede, qualche candito, ma niente di sostanziale".

Anche per il navigatore web vale insomma la "sindrome sVista", quella sorta di fenomeno inconsapevole e sotterraneo che ha nel corso del tempo portato l'utenza aziendale ad allinearsi su una stessa posizione, ovverosia il rigetto sostanziale dell'installazione del successore di XP. Dopo oltre un anno di presenza sugli scaffali, a dicembre 2007 solo il 6,3% delle aziende interpellate da Forrester ha confermato di aver adottato il nuovo venuto.

Dallo 0,7% di penetrazione del mercato a gennaio 2007, il dato testé indicato rappresenterebbe in teoria un fatto positivo. Ma a far cambiare senso a quello striminzito 6% ci pensano le quote di installato di Windows XP, salite addirittura dall'89,5% all'89,8% nello stesso arco temporale. Piuttosto che sostituire XP, pare che gli utenti abbiano pensato a pensionare l'oramai vetusto Windows 2000, suggerisce la società di analisi, visto che la decrescita del vecchio sistema corrisponde in maniera speculare alla crescita di Vista.

A parte questo, "le statistiche parlano da sole" dice Iqbal: le aziende si tengono ancora stretto XP, e non ci pensano per nulla a passare a Vista sulle sole promesse propagandistiche di Microsoft. Anche in questo caso giocherebbe a favore della strategia attendista la comparsa all'orizzonte di Windows 7, la prossima main release dell'OS di Redmond attesa da qui a tre anni.

"È un po' presto per dirlo con certezza" sostiene l'analista, ma pare proprio che anche con Vista si stia verificando quello che è successo con Windows Millennium Edition, quel "salto di versione" in attesa di qualcosa di meglio, meno problematico, più performante e soprattutto in grado di invogliare le società all'upgrade grazie a caratteristiche esclusive che vengano percepite come davvero innovative e degne di attenzione.

Non bastasse la falsa partenza di Vista nelle aziende, a rendere ancora più pesante l'aria per Redmond ci pensano i vari benchmark e prove assortite che puntualmente appaiono in rete sulla comparazione delle prestazioni effettive di XP e Vista, alla luce dell'installazione del primo Service Pack per quest'ultimo e del terzo - sebbene ancora in versione provvisoria - per il sistema più anzianotto. Prove come quella di ChannelWeb, impietose nel confermare che Vista continua a non reggere il confronto con il predecessore quando si tratta di sfruttare a dovere l'hardware sottostante, risultando essere un ostacolo piuttosto che quel boost alle prestazioni che Microsoft va millantando da un anno e oltre.

02_-_Windows_7.jpg

Anche le uscite pubbliche di Bill Gates, fondatore e patron della "Windows-company" non aiutano a rasserenare il clima intorno al futuro di Windows Vista: è bastato che Gates accennasse - durante una conferenza alla Inter-American Development Bank - a una imprecisata "nuova versione" in uscita il prossimo anno per far gridare a tutti, stampa specializzata e non, che il succitato Windows 7 fosse stato improvvisamente anticipato a una distribuzione riparatoria delle insufficienze commerciali di Vista.

Gates in realtà non ha parlato espressamente di un nuovo Windows, focalizzando il proprio talk soprattutto sulle potenzialità dei mercati emergenti per quanto riguarda l'informatica e le nuove tecnologie. Un PR Microsoft ha poi provveduto a smentire definitivamente le voci sull'uscita accelerata di Windows 7 confermando altresì gli attuali piani della società, ovvero la distribuzione di un OS rinnovato a 3 anni esatti dal lancio di Vista.

Sia come sia, "Per Microsoft, il suo ecosistema e i suoi consumatori, la situazione è insostenibile" avvertono gli analisti di Gartner. Redmond non è riuscita a rispondere alle richieste e alle aspettative del mercato, ingolfata com'è in milioni di linee di codice da pensionare e sempre più minacciata nella sua posizione monopolistica da una concorrenza agguerrita e all'avanguardia, e senza un drastico cambio di rotta dall'approccio "monolitico" del tradizionale sistema operativo Windows sotto i piedi della corporation potrebbe ben presto concretizzarsi il baratro.

Il mercato non vuole un sistema operativo che necessiti di un nuovo e costoso PC per girare, dicono da Gartner, perché il focus è sempre più spostato verso applicativi e ambienti di produttività "agnostici rispetto all'OS" come le appliance web di Google Gears e Mozilla Prism. "Apple ha introdotto il suo iPhone basato su OS X, ma Microsoft necessita di un prodotto diverso sui dispositivi portatili perché Windows Vista è troppo grosso, la qual cosa rende lo sviluppo di applicazioni, il supporto e l'esperienza utente più difficili" sostengono gli analisti.

"Windows come lo conosciamo va sostituito" avvertono. Tra le alternative viene citata in particolare la possibilità di ricorrere alla virtualizzazione spinta delle applicazioni e degli ambienti operativi, caratteristica oramai supportata in maniera nativa dall'hardware grazie all'implementazione del concetto di "ipervisore" fuso assieme alle nuove CPU Intel e AMD. In un mondo "modulare e virtualizzato", qualunque necessità dell'utente potrebbe passare per una virtual machine piuttosto che per una caratteristica implementata direttamente nel sistema operativo, con tutti i vantaggi del caso sull'affidabilità e la stabilità del tutto.

"Un sistema operativo - preconizzano da Gartner - in questo caso Windows, girerà sulla base dell'ipervisore, ma sarà più sottile, piccolo e modulare di quello che è oggi. Persino le API Win32 dovrebbero essere un modulo che può essere distribuito per mantenere il supporto per le tradizionali applicazioni Windows su alcuni dispositivi, ma altri possono non avere la necessità di installare il modulo".

In tal modo si risolverebbe anche la sempre spinosa questione della compatibilità a ritroso, che se tiene legati gli utenti al mondo Windows rappresenta un collo di bottiglia quando si tratta di aggiornare il sistema. "Usando la virtualizzazione integrata - dicono gli analisti - moduli per la compatibilità potrebbero essere caricati al di sopra delle API Win32, o anche no, a seconda delle necessità".

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